venerdì 8 luglio 2011

"After i go..."



Un anno di naia, in quel lontano 1995, era stato veramente pesante: marce, disagi, la famiglia lontana, la mancanza di Silvia, quella ragazza che al tempo mi “sollazzava”.
Già...Silvia. Ci avevo pensato sempre in quei mesi del cavolo: mi mancava il suo corpo, quelle gran scopate che mi facevo con lei. Ancora due ora di treno e sarei stato con lei.
Mi sentivo già arrapato al solo pensiero. Ero – come dire – predisposto ….
Era ormai sera e salii sul quel treno che mi avrebbe portato a Pisa già con l’idea della serata: avevo il membro duro che pulsava sotto i pantaloni slargati. Forse non era stata una buona idea mettersi anche i boxer. Con quei pantaloni si vedeva il rigonfiamento.
Pazienza: ancora due ore e avrei chiesto a Silvia che ci pensasse lei ad abbassare quel turgore.
Subito, con bocca e mani.
Il treno era giunto alla stazione finalmente ed entro 5 minuti sarebbe partito.
Stranamente non era molto pieno: potevo scegliere una volta tanto dove sedermi.
Scelsi un posto a caso, il primo che mi capitò.
Mi misi comodo e poi diedi un occhio a chi mi stava davanti: era una giovanissima ragazza orientale, presumibilmente giapponese.
Era settembre e faceva ancora caldo. L’abbigliamento della giovane turista era ancora estivo: camicetta leggerissima, bianca, pantacollant neri, aderenti, sandaletti che lasciavano intravedere le dita dei piedi. Piccolina, aveva un viso molto grazioso, delicato, regolare.
Nel vagone c’era poca gente; soltanto a lato davanti una anziana signora che sonnecchiava.
Il treno partì. La giapponesina era lì davanti.
Iniziai a fissarla. Era veramente carina. E sola.
Sarà stato l’arrapamento, il desiderio di provocare, ma mi venne l’idea di fare come talvolta usavo stimolare la mia Silvia. Un leggero piedino per saggiare la disponibilità di lei
Avvicinai il piede alla gamba della ragazzina e delicatamente sfiorai il suo polpaccio.
Non mi aspettavo una reazione così repentina: la giapponesina facendo finta di nulla, con lo sguardo perso nel vuoto, cominciò a premere la gamba sul mio piede. Il suo viso era diventato rosso e premeva sempre più.
Diedi un occhio alle altre persone intorno: tutte sonnecchiavano, sembravano non accorgersi di nulla.
La cosa andò avanti per un po’. Mi sentivo come paralizzato in quella posizione.
Sentivo premere quella sua piccola gamba delicata e lei, col volto ormai viola, ogni tanto girava la testa e per un microsecondo mi guardava negli occhi.
L’eccitazione e la voglia cresceva e non mi non bastava: volevo sentire di più.
Lentamente sfilai la scarpa per accarezzarla meglio e lei subito capì la sua manovra.
Fu un attimo: la ragazzina sembrò impazzire.
Iniziò a premere fortissimo la gamba, la iniziò a strusciare violentemente contro di lui, tremando tutta.
Continuai, mi sfilai completamente la scarpa e veloce misi il piede fra le sue gambe per accarezzarla lì in mezzo, sulla fica.
Lei spinse il bacino contro il piede e strinse forte.
Stava spingendo fortissimo il suo piede contro la piccola fica della giapponesina.
Il mio cazzo era diventato enorme, mi pulsava violentemente nei pantaloni.
Presi il giornale e lo misi sulle gambe come per leggere.
Levai improvvisamente il piede, mi piazzai a sedere diritto davanti a lei, più vicino; e allungai la mano fra le sue gambe, col giornale che parzialmente li copriva.
Sotto le pagine del quotidiano la mia mano aveva iniziato a massaggiare violentemente i pantacollant sopra la biforcazione delle cosce, sulla fica.
Lei spinse il bacino contro il piede e strinse forte.
Stava spingendo fortissimo il suo piede contro la piccola fica della giapponesina.
Il mio cazzo era diventato enorme, mi pulsava violentemente nei pantaloni.
Presi il giornale e lo misi sulle gambe come per leggere.
Levai improvvisamente il piede, mi piazzai a sedere diritto davanti a lei, più vicino; e allungai la mano fra le sue gambe, col giornale che parzialmente li copriva.
Sotto le pagine del quotidiano la mia mano aveva iniziato a massaggiare violentemente i pantacollant sopra la biforcazione delle cosce, sulla fica.
Era fradicia:stava con gli occhi socchiusi come inebetita, il respiro grosso, e premeva con forza la gamba sinistra contro la mia.
Azzardai: “In bathroom?”.
Non rispose; continuai a toccarla.
Poi fu lei a prendere l’iniziativa…………
Prese la sua borsa e se la mise sulle gambe di modo che potessi continuare a toccarle la fica fradicia.
Il mio cazzo continuava a pulsare violentemente: dovevo assolutamente liberarsi e sborrare.
Il treno non era giunto a Pisa, mancavano ancora 30 chilometri e per fortuna lo scompartimento pian piano si era svuotato: non fu facile mollare la presa e togliere la mano dai pantacollant della giapponesina.
Adesso però me la dovevo scopare. In un modo o nell’altro.
Mi alzai e la presi per un braccio: “Andiamo?”
Rispose “After I go”. Era la prima parola che usciva dalla sua bocca.
Sembrava come paralizzata, piccola, delicata; nessuno lì intorno avrebbe pensato che una ragazzina così, fra pochi minuti, sarebbe stata schizzata di sperma.
Dove portarla?
Con la mano sotto la sua ascella la trascinai con decisione verso il bagno.
Lei disse ancora” After I go”.
“Yes , yes, after you go….ma prima voglio scoparti tutta, davanti e dietro”. Non capiva nulla di quello che fra i denti le stavo ringhiando eccitato.
Entrammo nel bagno, senza che nessuno ci vedesse.
Aprii la porta e con violenza la sbattei contro il lavandino, e veloce mi abbassai i pantaloni.
Il mio cazzo da tanto era eretto quasi mi faceva male.
Le presi la testa e, nonostante magari non capisse nulla, le dissi di inginocchiarsi di fronte a me: “Succhiamelo subito, troia”.
Lei lo fece subito: succhiò con tutta la forza che aveva. Sembrava impazzita, mentre succhiava e faceva passare la lingua sulla cappella.
“Continua, fammi sentire la saliva”.
“Adesso alzati e girati”.
La sbattei contro il lavandino, le abbassò i pantacollant e le fece allargare le gambe mentre teneva la sua testa abbassata.
“Ora ti penetro la fica”.
La iniziai a scopare cattivo. Lei stava zitta: solo ogni tanto un sussulto e un gemito come di dolore.
Stavo penetrando un piccolo corpicino tutto bagnato.
Il mio cazzo sembrava navigare in quella piccola fichetta fradicia.
Le stavo assestando dei colpi violentissimi: volevo sfondarla.
“Adesso dammi il culo”.
Appoggiai la cappella sul buchino roseo, ma era troppo piccolo. Non continuai.
Intanto con la mano le frugavo il clitoride, infilandole le dita dentro alla fica: sembrava un lago.
Sentivo che non ne avevo per molto: tra poco sarei venuto.
“Ora girati e mettiti in ginocchio davanti a me. Voglio schizzarti addosso”.
Lei lo fece. Vidi allora il suo volto: quasi impassibile, se non fosse stato per il respiro ansimante e la faccia tutta rossa.
Lei non capiva ma le sussurrai a denti stretti, impazzito dall’eccitazione: “Ora succhiamelo che ti sborro addosso. Cosa aspetti? Fallo subito!!!”.
Presi la sua testa con la mano e le ficcai a forza il cazzo in gola.
Cominciai di nuovo a scoparle la bocca, piena di saliva che grondava.
Sentivo venire gli schizzi.
Smisi di darle colpi in bocca, lo tolsi, e con la mano le orientai il cazzo in mezzo agli occhi.
“Stai ferma, non ti muovere, tieni ferma la testa”.
Lei rimase immobile, attendendo gli schizzi sul suo volto.
Finalmente partì il primo schizzo di sperma bianco, caldo e lattiginoso e la colpì in pieno, sulla fronte e sulla palpebra destra.
Poi un altro schizzo violento la prese in mezzo agi occhi e sul naso.
Poi sulla bocca. Sembrava non volessi più smettere. Stavo sporcandola tutta di caldo seme.
Terminai con uno schizzo in bocca.
La sua faccia era diventata irriconoscibile, tanto era lo sperma sul suo viso.
Non ricordo bene cosa successe dopo: so solo che ero esausto e, senza dire nulla, mi tirai su i pantaloni, chiusi la lampo e le feci un sorriso.
Lei rimase impassibile, aprì la borsetta e tirò fuori un clinex per asciugarsi alla meno peggio.
Uscimmo dal bagno: una fortuna, non era arrivato nessuno.
Proprio in quel momento arrivammo alla stazione di Pisa.
Un attimo, prese la borsa e la vidi scendere di corsa e scomparire veloce tra la poca folla che era presente in Stazione.
L’aspettai in stazione alcune ore dopo, pensando che prima o poi dovesse fare ritorno a Firenze, ma non la vidi mai più.

12 commenti:

  1. desiderare una persona prima di averla davvero è basilare...bel post!

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  2. bè non avevo velleità letterarie nel postare questa pagina. Al più condividere un momento di vita particolarissimo ed irripetibile (sono episodi che capitano rarissimamente con buona pace di chi dice il contrario).

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  3. Bè l'avrei detto più spermatico (!!) che romantico, ma visto che rappresenta un ricordo molto intenso non è espressione campata in aria. Un po' il rimpianto di non aver fatto un bis con tanto di ulteriore strapazzata ;)

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  4. è e rimane uno dei miei sogni erotici.. ci ho passato talmente tanto tempo e ci ho fatto talmente tante cose in treno, che manca solo quella...

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  5. Se succede una cosa del genere senza premeditazione credo possa essere il top. A me è capitato ma sono veramente cose che succedono una volta nella vita! (uhm.....vogliamo creare la situazione per un bis? :D)

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  6. dimmi quando ti fai un viaggetto verso il veneto eventualmente ;-)

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  7. Inizio agosto a Venezia :D (Sono d'un sensibile....guarda che ti prendo in parola!)

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  8. allora passi proprio dalle mie parti ;-)

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  9. Quindi in quel periodo sarà il caso di portarsi delle salviettine per asciugarsi, non si sa mai!

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  10. io le porto sempre in borsa... non si sa mai...

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  11. Allora sono tranquillo. All'eventuale idratazione della cute ci penso io senza problemi.

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