lunedì 18 luglio 2011

Il potere del non volere...

Serata con un amico. Non un amico, il mio amico. Amico lo è davvero, abbiamo un rapporto speciale, siamo vicini, io sento il suo sentire e lui il mio. Ma le cose non sono facili. Tant'è che ci eravamo allontanati, non come amici, ma come amanti. Un allontanamento mai dichiarato, da lui neanche percepito, perchè in fondo quello che vuole è sapere di avermi, non avermi realmente.
Sapere che non sono di altri, forse. Ma se io non posso essere sua, il mio autolesionismo stessa mi porta a cercare altro...
Un autolesionismo che, comunque, non mi ferisce come i suoi silenzi e le sue inquietudini. Pesanti e dolorose come le mie.
Anime in pena...
Non sempre.
Serata con un amico, dicevo, l'occasione era particolare, ci trovavamo fuori città, era l'ora di cena e decidiamo di trattenerci a mangiare. Io oramai con lui non ci provavo neanche più, ogni mio tentativo sarebbe risultato un goffo avvicinamento, meglio fare l'amica e basta e non fargli capire che potevo essere ancora sua, che in fondo lo volevo, che dentro ancora lo ero.
Però non eravamo soli. Una telefonata ad un suo amico, conoscente di vista anche mio, ci rende in tre, e così in tre andiamo a cena in questo ristorante, e iniziamo a parlare del più e del meno.
L'amico è furbo. Più furbo del mio amico. Sarà che ha 50 anni e non 35, sarà che è sposato e non singles, sarà che io gli piaccio pure un po' e i discorsi diventano confidenziali. Si crea un bel feeling...Chiamiamolo... D.
Parlavamo di tatuaggi e mi chiede se ho mai visto il tatuaggio del mio amico. Mi irrigidisco. Per quanto confidenziali ancora non erano stati rivelatori, io in fondo sono e resto una donna sposata che per motivi di lavoro si è trovata in una cena con un collega...
Chissà forse questo mio ritrarmi, in un certo senso, lo stimola, e ad un certo punto della cena, scherzando forse su un gamberetto o un pezzo di tonno, non ricordo bene, il mio amico inaspettatamente mi dice che si, me l'avrebbe fatto assaggiare ma solo se avessi avuto il coraggio di baciarlo ora, davanti a tutti, nel ristorante.
Io non mi tiro indietro, le sfide mi piacciono, allora mi alzo e lo bacio. E questo apre un qualcosa... Capisco anche io che è la presenza di D. ad avere su di lui un effetto particolare. Un po' come il cane che vuole segnare il territorio... Ma decido di giocare ugualmente...
A parte la reazione di stupore iniziale, la cena continua con argomenti sempre più piccanti e interessanti. Si parla di privè, di percorsi, di come dovrebbero essere certi locali e io da donna provo a dire la mia. Non ci sono mai stata, non è questo il discorso. Sono proiezioni mentali, niente di concreto.
Dopo la cena ci concediamo una birra e quà scatta qualcosa in più...
Il mio amico va al bagno e parlando con D. che comunque mi è simpatico e mi ispira fiducia gli dico che se mai vorremo un terzo sarà lui. E' un discorso lungo, ma il mio amico capirà, un discorso già affrontato. Quando il mio amico torna dal bagno glielo dico, sorridente e scherzando, ma sa che non scherzo. Le mie provocazioni riescono a sfiorare il suo egoismo maschile e qualcosa in lui vacilla. Anche D. lo capisce e quando, per continuare il mio gioco, lo guardo come una gatta morta e gli chiedo se mi inviterebbe a cena... risponde che in tre, anche tutta la vita, ma non avrebbe mai fatto un torto a lui. Continuo a scherzare, e ad una reazione del mio amico gli chiedo "a ma allora sei innamorato, carino..." e lui mi risponde che sarebbe anche disposto a farsi carico del mio carico famigliare, cane incluso, se io volessi..."
Certe cose me le porterò dentro per sempre, questa è una di quelle.
La serata termina così, tra parole, confidenze, battute, ammiccamenti, e ci ritroviamo, soli, io e il mio amico, nel cuore della notte in una strada a noi conosciuta. Siamo praticamente di fronte al posto di lavoro. Ci baciamo, si avvicina e per un attimo lo riesco ad afferrare. Non so quando mi capiterà di nuovo questa occasione... e mi chiede cosa voglio io... viverci, rispondo, senza pretendere troppo, senza più di quello che posso darti, viverci sarebbe tanto, sarebbe bello, sarebbe tutto... sembra quasi fatta, ma con lui non lo è mai... e lo so, oramai lo so...
In quell'attimo in cui riesco ad afferrarlo, tra l'altro, anche il duro dominatore cede e... con il cavolo che ti condividerei a te! Anche questo me lo porterò dentro per tutta la vita, bugia o verità non lo so, gioco o finzione, le relazioni sono cose strane... Certo è che non si è rimangiato una parola di quanto detto quella notte ma quando oggi gli ho detto dai vediamoci, ti voglio... non l'ho avuto. E' stato da solo con i suoi pensieri, le sue inquietudini, a studiare forse il modo per esasperare le mie...

E l'unico modo che ho per difendermi è fingere di dimenticarlo.... anche se non è giusto, anche se non è corretto, è l'unico modo che conosco...

5 commenti:

  1. questi racconti di vita vissuta, dove si coglie bene il desiderio, anche senza dover parlare sporco, comunicano emozioni molto più di inventarsi chissà cosa. Bene bene, sono proprio letture che ispirano ;)

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  2. Fossero solo letture, caro il mio lupetto, che mi consigli di fare?

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  3. Ti consiglierei di cercare il quarto incomodo. Anzi te lo trovo io subito :D

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  4. ti sacrificheresti per me? hahahhahaha, non ti chiederei mai tanto...

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  5. Ma no, nessun disturbo. Ho lo spirito del samaritano e certi sacrifici sicuramente li affronterei con sapiente stoicismo. Insomma supererei la prova senza soffrire (magari pure godendo, pensa un po'!)

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