sabato 30 giugno 2012

Chissà fino a quando - parte III



Mi era già capitato più di una volta e ormai avevo capito che alla fine del rapporto, quando i fiotti di sperma si erano esauriti, il fatto di vedere la mia partner imbrattata, soprattutto in faccia, del mio seme diventava motivo di ulteriore voglia e desiderio. Un che di potenza e di desiderio che si alimentava con quel volto volutamente sporcato del mio bianco piacere.
Avvenne così anche quella volta, con la “mammina”.
Era stato un rapporto quasi brutale, veloce, intenso come pochi: un sesso anale praticato senza troppi riguardi e poi finito nella maniera che appunto più mi piaceva e che probabilmente più si adattava alla voglia di lei di sentirsi troia. In faccia, una maschera di sborra.
Al termine dell’ultima eiaculazione, bruciante, abbondante, che quasi mi dette l’impressione di essere del tutto svuotato, mi fermai di colpo, con un respiro particolarmente affannoso, e mi buttai ancora con i pantaloni abbassati sul divano che stava lì vicino al tavolo dove avevo inculato e poi schizzato in faccia la mammina.
Anche lei era rimasta lì ferma in ginocchio, ansimante, ferma, con le mani che si reggevano al tavolo, gli occhi semi chiusi e il suo bel viso che era percorso, dalla fronte fino al collo passando per le guance e le labbra, da lunghe gocce di materia biancastra. Si era la parola adatta: una maschera di sborra.
A quanto pare ero molto pieno e quel rapporto brutale ma del tutto condiviso mi aveva proprio svuotato.
Rimanemmo qualche istante silenziosi; poi mi feci forza, mi alzai e, ogni tanto volgendo lo sguardo a lei che ancora rimaneva in ginocchio come inebetita, andai in bagno con i pantaloni ancora abbassati e col sifone della doccia e il sapone mi pulii quel mio cazzo che ancora non si era del tutto ammosciato. Dopo un sesso anale e così tanto sperma ne aveva decisamente bisogno.
Mentre lo facevo continuavo a guardarla, lì in ginocchio e fissandola su quel viso pieno di quel mio piacere che ancora le impiastricciava la pelle: qualche goccia scendeva ma a quanto pare le avevo regalato del seme poco liquido che rimaneva attaccato a lei e mi faceva pensare ad alcuni film hard guardati nell’adolescenza. Quelli dove l’attrice, dopo il facial, rimaneva ferma per lunghi minuti a farsi vedere così e magari si alzava e camminava per farsi mostrare tutta spermata.
Tornai vicino  a lei che stava per alzarsi e le dissi: “ti prego adesso non pulirti, rimani per un po’ così”.
Seria seria sii limitò a togliersi un po’ di sperma intorno agli occhi ma fece come le dissi. E mi guardò, come per chiedermi adesso cosa volevamo fare.
Guardarla così riaccese nuovamente quella voglia che probabilmente non era affatto terminata neppure con la mia recente sborrata. Era stato solo quel momento di stanchezza fisica presente negli uomini, ma quel mio marchio di seme sul suo volto mi fece dimenticare tutto il resto.
La guardai fissa sul suo viso tutto sporco di me e poi con la mano sinistra l’afferrai per i capelli: “Adesso vieni, ne ho ancora per te”.
Comunque stanco, malgrado la voglia che mi era ripresa come prima, sempre con la mano nei suoi capelli, la feci sedere su quella poltrona e le dissi di allargare le cosce.
La mutandine erano ancora scostate. Mi misi velocemente in ginocchio e davanti a lei seduta, dopo aver tirato fuori la lingua e averla fatta vedere quasi con un sorriso, iniziai a leccare quella fica ancora pulsante e tutta rossa, bagnata di umori. Con le mani la allargavo e intanto leccavo velocissimo e infilavo la lingua tra il clito e il buco della vagina.
Il cazzo mi diventava sempre più duro e lì sulla poltrona, con le sue mani che stringevano la mia testa e le mie spalle, lei mi faceva sentire un respiro sempre più profondo e parole smozzicate miste a gemiti: “continua porco continua”.
Dopo poco, discostando la bocca dalla sua fica: “Ora tocca a me bella mammina”. Le dissi così con uno sguardo quasi incattivito.
Era lì con gli occhi sbarrati, con le cosce tutte aperte, quasi nuda, con i vestiti tutti discostati per permettere la mia penetrazione.
La presi ancora per i capelli, per la testa, con due mani: “Apri la bocca”.
Le infilai il cazzo dentro e, mentre la tenevo sempre con due mani per la testa e per il capelli, iniziai letteralmente a scoparle la bocca col mio bacino che faceva su e giù contro di lei.
Sentivo la sua lingua che si dava da fare ad accogliere il mio cazzo che la scopava e tanta saliva che le iniziava a colare dalla bocca.
Non so quanto andai avanti.
Ma quando iniziai a sentire i primi stimoli di una nuova sborrata, la fissai nuovamente sul viso, sempre pieno del seme regalatole poco prima, e con la bocca piena del mio cazzo che stava esplodendo ancora.
Un attimo prima di venire, tenendola per i capelli con la mano sinistra, tolsi il cazzo dalla sua bocca e mirai alla sua fronte e in mezzo agli occhi.
Pensavo di essermi praticamente svuotato ma in realtà, mentre urlavo dal piacere, vennero fuori altri schizzi, sicuramente meno abbondanti di prima, ma quel tanto da riempirle ancora il viso del mio seme bianco.
 
[...]