lunedì 16 novembre 2015

Incontro d'estate (parte 5°)



Finalmente ero riuscito ad avere la gratificazione della sua bocca piena del mio seme caldo.
Un piacere intensissimo, tanto che una volta svuotato del mio liquido, o quasi svuotato, fui costretto a chinare la testa in basso, come al termine di una corsa a perdifiato.  E, se non ricordo male, mi persi  in gran parte lo spettacolo del suo viso subito dopo aver preso lo sperma e il momento in cui la lasciò sbrodolare dalla bocca fino ai seni. Ero esausto e forse solo per quel motivo non continuai a toccarla. In realtà, una volta ripreso fiato la continuai a guardare intensamente, ansimando, nutrendomi della sua eccitazione ancora non del tutto soddisfatta. Mi feci forza e mi dissi di aspettare prima di tornare su di lei e di sfogare le mie ulteriori fantasie.
Le feci un sorriso che in quel momento forse risultò una specie di ghigno pieno di sarcasmo.
Una carezza sul suo viso ancora ansimante e spaurito - sì mi guardava con un misto di timore e di desiderio - e le dissi di aspettarmi lì. Ci saremmo fatti una doccia, riposati un po' e poi….
Ci ripulimmo dei rispettivi umori, prima io - sì non fui molto cavaliere - e poi lei, lanciandoci qualche sorriso e stando un po' a distanza, come se ci studiassimo in attesa di chissà cosa.
Tutti e due in silenzio, io bevevo un po', così lei, seduti sulle poltrone e coperti appena dagli asciugamani.
Così poco coperti che le bastò voltarsi un attimo per scoprire il suo culo roseo.
Fu in quel momento che ruppi il silenzio. Un silenzio che ormai non era più imbarazzato ma che prometteva ancora un intenso scambio di piacere.
- Io e te dobbiamo finire qualcosa e faresti bene a darmi il tuo buchino stretto. Che ne dici?
Non mi rispose e si limitò a fissarmi e a dirigere il suo sguardo dritto nei miei occhi. Rimase ancora in silenzio e iniziò a fare lentamente sì con la testa. Serissima e sempre fissandomi negli occhi.
A quel punto la fatica fisica era scomparsa, era evidentemente terminato il cosiddetto "periodo refrattario", mi avvicinai contro di lei al punto di premermi forte contro il suo seno. Continuando a guardarci negli occhi, le dissi con un sorrisino: - allora ti tocca.
Velocemente le afferrai le braccia, la girai contro il tavolo lì vicino e, mettendomi dietro di lei, le divaricai le gambe con le mie spingendola davanti fino a bloccarla.
Baci e lingua sulla nuca mentre mi strusciavo furiosamente. Poi le presi il viso, le infilai la lingua in bocca e mentre le mie mani le allargavano le cosce e le natiche, le dissi di stare ferma.
Mi chinai un attimo sulla rosellina ormai tutta divaricata e ci sputai sopra per tre volte.  Le dissi ancora di stare ferma perché ora l'avrei inculata.
E così feci. Presi il cazzo in mano, ormai tornato durissimo, e lo appoggiai subito contro il buchino stretto. Un respiro profondo e affondai piano, facendomi forza per non spingere troppo violentemente. E poi sempre più giù mentre quel mio cazzo duro veniva avvolto stretto da una carne che sentivo tremare, mentre lei respirava sempre più forte e diceva tra i denti qualcosa di incomprensibile, come fosse rabbiosa.
Sempre più giù, sempre più dentro e poi una volta avvolto completamente iniziai a fare su e giù. Le stavo scopando il culo con forza mentre intanto le stringevo i seni e poi facevo scorrere le mani contro i suoi fianchi e poi andavo a masturbarle la fica. Lei intanto - lo sentivo - tentava di divaricarsi ancor di più nonostante i miei colpi e mi premeva dietro come per accoglierlo ancora più in fondo.
Non ricordo bene per quanto andammo avanti. Non credo per molto, troppa era l'eccitazione.
E poi, senza preavviso, un flusso caldo e bruciante proprio mentre continuavo a spingere con forza dentro di lei, dentro il suo culetto stretto.
Le avevo sborrato nel culo…… ( continua)

domenica 8 marzo 2015

Incontro d'estate (parte 4°)

Un peccato ricominciare tra noi ripetendo cose già fatte. Ovvero la replica pari pari di sesso già praticato. Peraltro mi rimaneva la voglia di ficcarglielo in bocca, cosa da lei rifiutata chissà per quale motivo o tabù ancestrale. Ma avendola vista nuovamente vogliosa di sesso pur dopo la sua frignatina causa facial inaspettato, pensai bene di riprovarci. Quelle lacrime rappresentavano un sentimento reale o erano un piccolo pegno da pagare a dei residui di perbenismo e di educazione repressiva? Era il momento di azzardare una piccola forzatura nonostante quella sua affermazione un po’ spiazzante: “l’ho fatto solo con dei grandi amori”.
Io chiaramente non ero un suo grande amore ma avevo un bel cazzo duro e pulsante di fronte a lei, bello circonciso e pronto per essere succhiato e leccato senza remore. Perché non approfittarne?
Questi pensieri in realtà mi passarono per la mente in pochi secondi e non aspettai che pochi istanti per riprovarci.
Non  fui affatto brutale ma più fermo e deciso rispetto quanto accaduto prima. Non le diedi tempo di riflettere più di tanto sulle sue fisime e con tono perentorio le dissi di mettersi subito in ginocchio davanti a me.
-         “Non fare come prima. Ora che sei sporca di sborra lo puoi fare. Stai ferma e apri la bocca”.
Mi guardò con occhi sbarrati e ansimando, ma questa volta, anche se un po’ esitando, si mise in ginocchio e finalmente socchiuse appena la bocca.
-         “di più”.
Ma non le diedi tempo. Le infilai il mio cazzo nuovamente duro e pulsante dentro la bocca socchiusa e incerta. E iniziai.
Si, le dicevo in continuazione “succhia”, “fammi sentire la saliva”, “dai, la lingua”, e poi prendendole i capelli per immobilizzare la testa iniziai quasi subito a scoparle letteralmente la bocca. Sentivo che il cazzo le arrivava in gola e contro le guance mentre lei provava maldestramente a succhiare, sempre più ansimando. Anzi, mentre lo facevo, vidi che con una mano si toccava la fica e si scopriva il clito con le dita tremanti. Evidentemente la cosa iniziava a piacerle, altro che lacrime.
Le scopavo la bocca e me lo facevo succhiare sentivo la sua lingua avvolgersi sul mio cazzo e vedevo come perdeva la saliva che poi le scendeva sul mento e sul seno.
Andammo avanti così per qualche minuto mentre avevo iniziato a trattarla “male”, da troia.
Usavo le parole per amplificare la mia e la sua voglia.
Io non mi fermavo e lei non accennava a voler smettere. Il mio cazzo era immerso nella sua saliva e brutalizzava le sue mucose orali.
Sentivo che mi rimaveva poco tempo prima di schizzare. La gratificazione di averle visto la faccia imbrattata l’avevo avuta, ora toccava alla bocca, soprattutto dopo che mi aveva detto che non l’avrebbe fatto perché “non ero un suo amore”.
Ora un suo “non amore” invece le avrebbe riempito la bocca di sperma.
Continuavo a pompare e a spingere ritmicamente il bacino in avanti di modo da stantuffarle il cazzo in bocca; e poi ecco le prime contrazioni. Ero lì lì per godere e volevo farlo dentro di lei.
Le dissi, sussurrandole con una voce roca dall’eccitazione: “Ora sborro, prendila e non sputare”.
E iniziai a venire. Uno, due, tre, quattro schizzi che sentii abbondanti e che sparirono dentro la sua bocca avvolta dal mio cazzo, mentre premevo ancora più forte il bacino contro la sua testa.
(continua)