domenica 8 marzo 2015

Incontro d'estate (parte 4°)

Un peccato ricominciare tra noi ripetendo cose già fatte. Ovvero la replica pari pari di sesso già praticato. Peraltro mi rimaneva la voglia di ficcarglielo in bocca, cosa da lei rifiutata chissà per quale motivo o tabù ancestrale. Ma avendola vista nuovamente vogliosa di sesso pur dopo la sua frignatina causa facial inaspettato, pensai bene di riprovarci. Quelle lacrime rappresentavano un sentimento reale o erano un piccolo pegno da pagare a dei residui di perbenismo e di educazione repressiva? Era il momento di azzardare una piccola forzatura nonostante quella sua affermazione un po’ spiazzante: “l’ho fatto solo con dei grandi amori”.
Io chiaramente non ero un suo grande amore ma avevo un bel cazzo duro e pulsante di fronte a lei, bello circonciso e pronto per essere succhiato e leccato senza remore. Perché non approfittarne?
Questi pensieri in realtà mi passarono per la mente in pochi secondi e non aspettai che pochi istanti per riprovarci.
Non  fui affatto brutale ma più fermo e deciso rispetto quanto accaduto prima. Non le diedi tempo di riflettere più di tanto sulle sue fisime e con tono perentorio le dissi di mettersi subito in ginocchio davanti a me.
-         “Non fare come prima. Ora che sei sporca di sborra lo puoi fare. Stai ferma e apri la bocca”.
Mi guardò con occhi sbarrati e ansimando, ma questa volta, anche se un po’ esitando, si mise in ginocchio e finalmente socchiuse appena la bocca.
-         “di più”.
Ma non le diedi tempo. Le infilai il mio cazzo nuovamente duro e pulsante dentro la bocca socchiusa e incerta. E iniziai.
Si, le dicevo in continuazione “succhia”, “fammi sentire la saliva”, “dai, la lingua”, e poi prendendole i capelli per immobilizzare la testa iniziai quasi subito a scoparle letteralmente la bocca. Sentivo che il cazzo le arrivava in gola e contro le guance mentre lei provava maldestramente a succhiare, sempre più ansimando. Anzi, mentre lo facevo, vidi che con una mano si toccava la fica e si scopriva il clito con le dita tremanti. Evidentemente la cosa iniziava a piacerle, altro che lacrime.
Le scopavo la bocca e me lo facevo succhiare sentivo la sua lingua avvolgersi sul mio cazzo e vedevo come perdeva la saliva che poi le scendeva sul mento e sul seno.
Andammo avanti così per qualche minuto mentre avevo iniziato a trattarla “male”, da troia.
Usavo le parole per amplificare la mia e la sua voglia.
Io non mi fermavo e lei non accennava a voler smettere. Il mio cazzo era immerso nella sua saliva e brutalizzava le sue mucose orali.
Sentivo che mi rimaveva poco tempo prima di schizzare. La gratificazione di averle visto la faccia imbrattata l’avevo avuta, ora toccava alla bocca, soprattutto dopo che mi aveva detto che non l’avrebbe fatto perché “non ero un suo amore”.
Ora un suo “non amore” invece le avrebbe riempito la bocca di sperma.
Continuavo a pompare e a spingere ritmicamente il bacino in avanti di modo da stantuffarle il cazzo in bocca; e poi ecco le prime contrazioni. Ero lì lì per godere e volevo farlo dentro di lei.
Le dissi, sussurrandole con una voce roca dall’eccitazione: “Ora sborro, prendila e non sputare”.
E iniziai a venire. Uno, due, tre, quattro schizzi che sentii abbondanti e che sparirono dentro la sua bocca avvolta dal mio cazzo, mentre premevo ancora più forte il bacino contro la sua testa.
(continua)

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