domenica 22 aprile 2012

Festicciole.....


Non ricordo proprio che musica avevano messo in quella nostra festa di adolescenti arrapati.
Forse gli Wham, al tempo andavano forte; ma poco importa.
Era una musica lenta, adatta allo struscio ed alcuni di noi giovanissimi eravamo proprio contenti di approfittare dell’occasione per abbrancare una nostra compagna di classe, o comunque una di quelle tipe ben messe che erano venute alla festa.
Altri proprio non avevano ancora testa per il sesso e lo struscio. Erano più bimbetti.
Io da quel punto di vista ero stato molto precoce e da un po’ avevo capito bene quanto mi piacesse il contatto fisico con le ragazzine.
Questa volta mi feci più intraprendente e, dopo aver sfiorato per un fianco la Laura, come per invitarla, la presi da una parte, senza troppi complimenti, e le dissi: “dai, vieni”.
Eravamo solo io lei e un’altra coppia.
L’ora era tarda, gli altri assonnati, stravaccati sui divani nemmeno facevano caso a me e a lei. Poca luce.
Gli altri saranno stati assonnati ma io, con la Laura lì contro di me, mi sentivo molto ma molto vispo.
Lei era veramente carina, mi era sempre piaciuta con quel suo bel viso dolce, quella sua timidezza che però non nascondeva momenti di malizia. E due seni sodi, forse non molto grandi ma proprio ben disegnati, pieni.
Ero più alto di lei di almeno venti centimetri, col mio uno e ottanta adolescenziale, e sentivo i suoi seni premere timidamente contro di me; mentre le tenevo le mani sui fianchi.
Un inizio forse un po’ timido.
Ma poi, complice il buio, sguardi veloci tra di noi, la poca gente accanto, la iniziai a stringere di più facendole spingere più forte i seni contro di me ed io premendole addosso.
Ero già in erezione dal primo momento che iniziammo a “ballare”; ammesso quello fosse un ballo e non un semplice pretesto per una pomiciata.
Non avevamo mai parlato molto io e Laura.
Timidi tutti e due, ma ora i nostri corpi erano premuti forte, gli sguardi tra di noi si facevano più frequenti.
Malgrado la musica di sottofondo sentivamo che di romantico e tenero tra di noi s’era proprio poco.
Di certo tenero non era proprio quel mio cazzo che pulsava contro il ventre di Laura, coperto soltanto da un leggero vestitino.
Inizialmente avevo forse un leggero imbarazzo nel pensare che potesse accorgersi di quel mio rigonfiamento. Ora non più.
Era troppo duro e pulsante – si muoveva proprio – per non accorgersi cosa stava succedendo e lei pareva non volersi affatto ritrarre. Stava lì ferma a prendersi tutte le pulsazioni del mio membro eccitato. Anzi ebbi l’impressione che avesse iniziato anche lei a premere leggermente per sentire meglio quella cosa dura che la desiderava.
A quel punto, giovane inesperto finché si vuole, ma le remore vennero meno, e iniziai pian piano a stringerla di più per farle sentire meglio su di lei cosa mi stava succedendo.
Adesso Laura oltre a guardarmi ogni tanto negli occhi, senza dire niente, abbassava lo sguardo sulla mia patta dei pantaloni. Rossa in viso. Sempre di più. Ma senza alcuna voglia di ritrarsi.
Per fortuna la musica continuava sempre sullo stile lento, e nella distrazione generale.
Pian piano, sempre stretti, come per “ballare”, ci avvicinammo alla stanza dove erano riposti i nostri soprabiti.
Sempre più distanti dall’improvvisata pista da ballo e sempre più vicini ad un luogo appartato. E sempre in silenzio.
Una volta lontani da occhi indiscreti, la strinsi ancora di più e ci fermammo anche se la musica continuava.
Tutti e due zitti, abbracciati, ci siamo premuti ancora più forte; quando mi voltai leggermente per vedere se ci potevano vedere.
Nessuno si era accorto di noi e velocemente le presi la sua  mano e la misi sulla patta dei miei pantaloni.
Lei sempre zitta ma iniziò, senza che dovessi dirle nulla, a massaggiarmi lì sopra dove ormai il cazzo mi pulsava duro a mille.
Poi aprii la cerniera e lo feci scivolare tra le sue mani perché mi masturbasse.
Non ci fu bisogno di dire nulla. Lo fece con la sua manina delicata, su e giù, su è giù, mentre si guardava furtiva temendo che arrivasse qualcuno.
Il mio respiro era sempre più affannoso, sentivo che non ne avrei avuto per molto.
Poi quando mi sentii venire, la strinsi forte premendole la mano su di me. E partirono degli schizzi, abbondanti, quasi brucianti nel loro uscire a fiotti; che sporcarono appena i miei pantaloni e la sua mano. Il resto tutto sul pavimento.
Ci guardammo, rossi in volto, ancora senza dire niente; e mi rimisi il cazzo nei pantaloni, anche se ne avrei voluto ancora della sua mano.
Poi da bravi ragazzini ci dirigemmo, come fosse nulla, in una parte della casa con più luce e dove stavano mezzi addormentati i nostri compagni.
Mi limitai a dirle: “Un bel ballo, vero?”.
E lei, sorridendomi timida: “si davvero”.
E io: “Se rimettono la musica poi ti invito ancora”.
Lei: “Si va bene”.
Una cosa detta così che sembra da innamoratini di Peynet.
Ma in quel momento di Peynet c’era davvero poco.
Timidi, silenziosi, ma lo sguardo era tutto per la sua bocca.
Al prossimo ballo non mi sarei più accontentato della sua mano.

5 commenti:

  1. Sai questo racconto mi ha fatto pensare a quello che mi ha detto un'amica pugliese: le sue amiche (tutte già maggiorenni) non hanno mai fatto una sega o un pompino!

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  2. Uhm...sarà. Al tempo della "strusciata" eravamo lì lì sulla soglia della maggiore età, e, malgrado si parli di almeno 20 anni fa le ragazze che avevo intorno erano assolutamente a conoscenza di lavoretti di mano e bocca. Molte dicono (o dicevano) di non combinare nulla ma in realtà...

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  3. posso capire a 13 anni..anche io ero "ferma"...ma donne maggiorenni che non hanno mai maneggiato "nulla",dubito...!
    e parla una donna che ha avuto la sua prima volta a 18 anni...(prima avevo sperimentato altro..)
    Una buonanotte ad entrambi.

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  4. uhm...mi piace questa cosa della sperimentazione di "altro". Mi fai pensare.........'notte Squilibrio ;)

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  5. ...che bello sarebbe tornare ragazzi, magari solo per rivivere queste emozioni!

    come sempre in gran forma...buongiorno!!!

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