Quando ci si ritrova senza forze, dopo un rapporto sessuale
intenso, spesso si usa un termine piuttosto efficace: spompato. Forse anche in
riferimento a quel sesso orale che ti ha succhiato via tutto. Si, decisamente
calzante e veritiera come espressione.
Così mi sentivo dopo essermi sfogato con la mammina e averla
ridotta come piace a me: una maschera di sperma.
Qualche parola di circostanza, qualche battuta ma poco
altro. Tutti e due ansimanti. Lei nel soggiorno, su quella poltrona dove
l’avevo così conciata, occhi socchiusi e senza alcuna intenzione di andarsi a
lavare il viso. Serena, sorridente, quasi sonnecchiante.
Io che un po’la guardavo fissa e un po chiudevo gli occhi
seduto sul pavimento e con la schiena appoggiata al muro.
Un momento probabilmente poco “erotico”, tra due adulti che
fino a poco prima si erano scopati con accanimento e quasi con rabbia.
Non ricordo bene quanto rimanemmo così. Forse una mezz’ora.
Quel tanto probabilmente da far passare quello che viene chiamato “periodo
refrattario”. La carica sessuale, la voglia la sentivo ancora, anche se
fisicamente mi ero scatenato e non mi sentivo più molto sicuro di poter reggere
un altro rapporto con quella donna, che peraltro si era dimostrata piena di
risorse e priva di tabù.
Intanto la mammina si era alzata, era andata in bagno, si
era rinfrescata e pulita dalle tracce del mio sperma. Devo dire che un po’ la
cosa mi era dispiaciuta; inutile ripetere che vederla ridotta in quello stato,
col viso, centro delle emozioni, marchiato del mio piacere mi aveva fatto
sballare del tutto.
Adesso, con qualche allusione maliziosa, avevamo
ricominciato a parlare e mi era riapparsa tutta bella sorridente e fresca, come
pronta a ricominciare.
Adesso andai io in bagno e mi feci una veloce doccia,
pregandola di aspettarmi. Sarei tornato più vispo di prima, le dissi. O almeno
così speravo.
Pochi minuti dopo ci ritrovammo ancora in quel soggiorno,
tutti e due sorridenti.
Poi la domanda: - “senti un po’ bella mammina, ma adesso che
facciamo?”.
Si mise a ridere: - “non so proponi tu. Un po’ di coccole?”.
E giù a ridere.
Avevo capito bene che le sue coccole significavano ancora
dosi di cazzo.
Tra l’eccitato e la preoccupazione di non potela gratificarecome
avrei voluto, mi avvicinai a lei e le dissi: “Ora vieni di qua, in camera mia.
Proviamo a combinare qualcosa come dico io”.
La portai nella stanza vicina, le tolsi velocemente gli slip
e la feci stendere sul letto.
“Adesso ci penso io. Ora un bel bis”.
E tornai a leccarle la fica, mentre le allargavo le grandi labbra
con le mie dita, affondando la lingua sul clito, intorno, fino a stuzzicarla
dentro. Continuai così a lungo mentre le sentivo il respiro affannoso e le sue
mani sulla mia testa che mi spingevano contro di lei.
Non del tutto sicuro di poterla nuovamente scopare con
intensità la volevo far venire con la mia bocca, eccitandomi della sua
eccitazione.
Poi dopo diversi minuti, mentre sentivo la sua fica
allagarsi sempre più di umori e sentivo sulla mia lingua le sue contrazioni,
ecco che il cazzo per il momento soltanto “barzotto”, nel cogliere il suo
respiro sempre più affannoso, divenne nuovamente duro; tanto da poterla
penetrare come volevo.
Mi fermai, mi alzai un attimo e la guardai negli occhi. I
miei erano sbarrati, quasi cattivi, esprimevano la voglia di tornare a scoparla
in ogni buco e senza alcun riguardo.
I suoi erano socchiusi e quasi mi rimproveravano di essermi
fermato: “cosa fai? Non perdere tempo, fammi godere, sbattimi, sborrami.
Trattami da troia. Fai il porco come prima, sbrigati”.
- “Si, ma ora girati”.
Presi il cazzo con la mano destra mentre lei si era
velocemente girata sul letto allargando le gambe e così scoprendo il suo culo e
la fica.
Velocemente lo ficcai dentro, prima nella fica. E la pompai
con forza mentre con una mano la tenevo per i fianchi e ogni tanto scendevo giù
a massaggiarle il clitoride; e con l’altra la tenevo per i capelli, tirandoli.
Non ricordo cosa le dicevo, cosa ci dicevamo. Sicuramente, tutti e due tra i
denti, delle grandi oscenità condite da tanti “ti scopo troia”, “sfondami
porco”.
Poi venne il momento della sua bocca.
Sempre tenendola per i capelli, subito dopo aver estratto
velocemente il mio cazzo fradicio di umori dalla sua vagina, le dissi
perentorio di aprire la bocca e di succhiarmelo.
La girai verso di me e senza problemi lo ficcai nella sua
bocca che già stava aperta con la lingua di fuori.
Nonostante le avessi detto di succhiarmelo in realtà non le
diedi alcuna opportunità di farlo:spingendo il bacino contro di lei le stavo letteralmente
scopando la bocca, un po’in gola un po’ contro le guance, e così le facevo
perdere della saliva.
Era un bel vedere. Si lasciava fare senza problemi mentre
conducevo il ritmo con le mani tra i suoi capelli e il mio bacino che andava su
e giù avvicinandosi alla sua bocca.
Sempre più forte. Sempre più forte, mentre la saliva le
scendeva fino ai seni.
Con voce perentoria le dissi: “Ora ti sborro in bocca. Hai
capito? Ti sborro in bocca”.
In realtà continuai ancora per un po’ così mentre le
ripetevo queste frasi come ad amplificare la mia voglia.
E poi quando sentii che stavo arrivando iniziai a muovere
con ancora più forza e intensità il cazzo nella sua calda e bagnata bocca.
Arrivarono gli schizzi e mi fermai un attimo stringendo i
suoi capelli e la sua testa contro di me.
Forse non le riempii realmente la bocca ma la sensazione era
quella: mi sentivo svuotare con schizzi liberatori e brucianti.
Adesso dalla sua bocca, mentre continuava a tenere gli occhi
leggermente socchiusi, non scendeva soltanto la sua saliva.